Info | Pagine: 216 Lingua: Italiano ISBN: 9788875531140 Dimensioni: Altro: illustrato |
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Il cinema di Domenico Paolella
15,00 €
A cura di Alfonso Marrese.
Categoria: | Percorsi di "Teca" |
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Info | Pagine: 216 Lingua: Italiano ISBN: 9788875531140 Dimensioni: Altro: illustrato |
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La Puglia ha rivestito un ruolo cospicuo e continuativo nella storia del melodramma grazie ad una serie di operisti – artisti o artigiani, celebri o misconosciuti – che questo libro intende valorizzare attraverso sintesi critiche e bibliografie aggiornate. Operisti di Puglia si propone infatti come uno strumento di consultazione, un libro destinato a generare altri libri, confezionato per la riscoperta di un prezioso patrimonio identitario troppo spesso ignorato. Il primo volume dell’opera – Operisti di Puglia. Dalle origini al Settecento – è stato pubblicato nel 2009. Questo secondo volume completa la ricerca proponendosi come una “miniera critica” destinata a favorire nuove investigazioni.
Questo volume sull’opera del regista Emidio Greco (Leporano, 1938 – Roma, 2012) fa parte della sezione di studi storico-critici sul cinema compresi nella collana Percorsi di “Teca”, patrocinata dalla Biblioteca del Consiglio Regionale della Puglia. La sezione si propone di analizzare l’attività dei cineasti pugliesi sul cui lavoro ci sono poche testimonianze.
Gemma Lanzo, laureata alla University of East London in Visual Theories: Film History, dopo un Master in Multimedia: Production, Cultures and Theories lavora nel campo dei media nella città di Londra. Nel 2009 fonda Gemma Lanzo Editore e crea “Moviement – pubblicazione di cultura cinematografica” di cui è anche condirettore editoriale. È membro del Consiglio Nazionale del SNCCI, membro FIPRESCI ed è iscritta all’Ordine dei Giornalisti della Puglia. Ha contribuito a vari volumi collettanei sul cinema e collabora con alcune testate giornalistiche nazionali. È inoltre, tra i soci fondatori della società MAS – Modern Apulian Style che opera nell’ambito dell’architettura e del design ecosostenibile sul territorio pugliese.
«Nicola Sacco, 36 anni, calzolaio, da Torremaggiore, e Bartolomeo Vanzetti, 39 anni, pescivendolo, da Villafalletto, furono bruciati sulla sedia elettrica della prigione di Charlestown il 23 agosto 1927. Erano anarchici. Elliott, il boia, abbassò due volte la leva. Aveva il mandato dello Stato. Li uccise.»
Questa volta la vicenda di Sacco e Vanzetti emerge dall’esame dell’America a dir poco xenofoba degli anni Venti, che fa il paio con l’arretratezza culturale e psicologica delle terre di origine dei due martiri italiani: la Capitanata, provincia di Foggia; la “provincia granda”, il Cuneese. L’autore, attento soprattutto ai fenomeni culturali dei luoghi in questione, pone in risalto il pericolo dell’errore giudiziario, doloso, come nel caso Sacco Vanzetti, allorché le libertà, insidiate da presso dal potere giudiziario soverchiante il potere esecutivo, non consentono più di distinguere dove finisce una democrazia rappresentativa e inizia una democrazia repressiva. Completano il volume immagini e documenti inediti.
Nella ricorrenza del novantesimo anno, riproponiamo una appassionata ricostruzione dell’efferato evento, realizzata da Salvatore Ciccone nel 1982 e integrata da ulteriore ricerca in postfazione effettuata, oggi, dallo storico Vito Antonio Leuzzi. Vogliamo, con questo, ricordare il grave “errore” della giustizia statunitense e tenere vivo il ricordo di un grande giornalista, mai dimenticato amico, Salvatore Ciccone.
Italia. Seconda metà degli anni Cinquanta. Non molto tempo è trascorso dalla fine della seconda guerra mondiale eppure le ferite e le distruzioni del conflitto iniziano ad essere un ricordo. Il cambiamento si respira nell’aria. Il benessere sembra finalmente alla portata di tutti e gli spensierati anni del boom economico sono alle porte.
A raccontare, con spirito critico, quella stagione così ricca di avvenimenti, tensioni, cambiamenti, c’è un piccolo gruppo di registi cinematografici che fanno del documentario un vero e proprio strumento di appassionata lotta culturale e sociale. Cecilia Mangini è una di questi. Sempre testarda, orgogliosamente anticonformista, la regista pugliese ha contribuito, nel corso della sua carriera, a costruire al cinema il ritratto di un’Italia diversa da quella dei racconti ufficiali; di un mondo che scompariva, incapace di resistere all’avanzata del progresso, ma che aveva ancora “qualcosa da dire”. Quelle cose che ancora oggi il cinema di Cecilia Mangini, non solo preziosa testimonianza di un mondo ormai lontano nel tempo, dimostra di poter offrire a chi ha a cuore il racconto del presente.
Nel film di Pupi Avati La seconda notte di nozze, ambientato nell’Italia degli anni Quaranta, c’è un personaggio dal sorriso magnetico e gli atteggiamenti da guascone, attore protagonista di una pellicola di successo: il giallo d’azione Spie fra le eliche. I modi di fare di questo personaggio e la stravaganza del titolo della pellicola di cui è protagonista lo rendono una simpatica quanto improbabile macchietta che pochi sospetterebbero essere, invece, un raffinato omaggio di Avati ad un divo dimenticato dell’Italia di quei lontani anni: Enzo Fiermonte. Pugliese di nascita, ma romano d’adozione, Fiermonte fu attore di cinema, e prima ancora campione di pugilato; ma fu, nondimeno, gran seduttore e amante di sfide impossibili. Lo chiamavano “il Valentino del ring” e di lui s’innamorò perdutamente una delle donne più ricche al mondo, l’americana Madeleine Astor Dick, famosa oltreoceano per essere sopravvissuta alla tragedia del Titanic. Per Madeleine e per gli agi dei milionari, Fiermonte appese i guantoni al chiodo quando era ormai ad un passo dal battersi per il titolo di campione del mondo; poi ci ripensò, tornò sul ring, e tutto il mondo parlò di lui. Ma quello fu soltanto uno degli episodi avvincenti e rocamboleschi che segnarono la sua esistenza. Ne collezionò tanti e tutti clamorosi, al punto che a Hollywood, in più di un’occasione, si è pensato di realizzare un film sulla sua vita.
Piazza Umberto I, a Bari, continua ancora oggi a svolgere il suo ruolo di Agorà, di luogo di incontro e di scambio tra le persone, rispondendo alle esigenze di una società in continua evoluzione. E’ in particolare, dagli anni ’60 fino all’inizio degli anni ’80, che Piazza Umberto ha rappresentato un simbolo forte caratterizzato da giovani e adolescenti alla ricerca di un luogo in cui potersi incontrare al riparo da occhi “adulti”, un luogo dove fosse predominante la nascente cultura giovanile sino ad allora totalmente ignorata.
Questo libro-catalogo propone la collaborazione – promossa e coordinata da Teca del Mediterraneo Biblioteca Multimediale e Centro di Documentazione del Consiglio Regionale della Puglia – di studiosi italiani, statunitensi e russi, per documentare quella che fu la grande ondata di migrazione di meridionali verso gli Stati Uniti all’inizio del Novecento, e le vicende drammatiche di molti di loro che, illusi dal grande progetto socialista, si trasferirono in Russia e finirono nell’infernale ingranaggio concentrazionario staliniano, avviati ai campi di lavoro forzato della Siberia Orientale.
Contributi, in italiano e in inglese, di: Vito Antonio Leuzzi, Giulio Esposito, Mariolina Pansini, Maria Rosaria Sicoli; Martin F. Ederer, padre Secondo Casarotto, Jean Richardson, Kenneth S. Mernitz, Alex Blair, David Carson, Gary Marotta; Mikhail Nikolayev, Elena Nikolaeva.
Questo volume sull’opera del regista Giorgio Pàstina (Andria 1905 – Roma 1956), fa parte della sezione di studi storico-critici sul cinema compresi nella collana “Percorsi di Teca”, patrocinata dalla Biblioteca del Consiglio Regionale della Puglia. La sezione si propone di analizzare l’attività dei cineasti pugliesi sul cui lavoro ci sono poche testimonianze.
Volume a cura di Vito Attolini.
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