Info | Pagine: 96 Copertina: Lingua: Italiano ISBN: 978-88-7553-178-2 Dimensioni: Altro: |
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La ballata degli affumicati
10,00 €
10,00 €
Categoria: | Il canto dell'ulivo |
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Info | Pagine: 96 Copertina: Lingua: Italiano ISBN: 978-88-7553-178-2 Dimensioni: Altro: |
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Il volume intende contribuire, attraverso l'analisi puntuale (anche per valenza metodologica) di tre casi esemplari, a una conoscenza più riflessiva degli itinerari programmatori “messi in opera” nella regione.
Sullo sfondo, i processi in atto di deconcentrazione, di metropolitanizzazione, di riorganizzazione dell'area regionale in sistema di sistemi urbani con il (difficoltoso) crescere di rango del “periferico”.
Gli Autori colgono questi fenomeni percependo in modo particolare l'acutizzarsi del conflitto fra complessificazione quali-quantitativa sia della domanda sociale sia del progresso tecnico-scientifico e scarsa incorporazione di metodi e procedure razionali nelle funzioni di amministrazione.
Gli anni Settanta sono stati in Italia anni di crisi del sistema centrale e favorevoli allo sviluppo dell'economia periferica.
Essi vanno visti come una congiuntura utile alla comprensione dello stato di salute che caratterizza agli inizi degli anni Ottanta le diverse regioni economiche del Mezzogiorno, mentre è invece accaduto che le dinamiche di quegli anni siano state utilizzate a favore di tesi che, come quelle della Fondazione Merloni sulla via adriatica, miravano a liquidare l'annosa questione.
La Puglia è stata forse la regione più utilizzata per questo esercizio interessato. Il volume raccoglie una serie di saggi che si sforzano di fornire una lettura più attenta della Puglia e dei suoi problemi. Si tratta di pagine che hanno alimentato sia la ricerca che la discussione che si è svolta e che si svolge nella regione inserendosi agevolmente nel dibattito in corso sul Mezzogiorno.
Durante il regno della diciassettenne Giovanna I, si scatenarono le guerre dinastiche tra i Tarantini e i Durazzeschi. Scontri di piazza, congiure di palazzo, amori sconvolgenti, magiche rappresentazioni degli avvenimenti, la peste nera, il grande scisma della chiesa.
In questo mondo turbolento, magico, contraddittorio e violento, contraddistinto da forti presenze femminili, emerge nello scenario della Murgia pugliese la figura di Giovanni Pipino: personaggio estroverso, inquieto, discutibile; dotato, comunque, di forti capacità di aggregazione e coinvolgimento.
L’autore, con una appassionata e documentata narrazione, ci fa rivivere, attraverso le gesta del nobile cavaliere, un periodo molto interessante della Puglia medievale.
I fenomeni e le tendenze che hanno interessato le campagne pugliesi tra Duecento e Quattrocento, determinando il passaggio da un’economia rurale essenzialmente agricolo-pastorale ad una di segno opposto, caratterizzata dal prevalere dell’allevamento e della pastorizia transumante sulle pratiche colturali, sono al centro dell’analisi di questo volume. All’interno di questo processo, vengono qui ricostruite le caratteristiche e l’evoluzione del paesaggio agrario pugliese (la cerealicoltura, i vigneti e gli oliveti, gli orti e i frutteti, l’uso del bosco e delle acque, il ruolo dell’allevamento, le tecniche colturali e gli strumenti di lavoro), e le trasformazioni che vi hanno prodotto la dialettica degli interessi politici, sociali ed economici (il paesaggio sociale). Ne risulta un quadro ampio ed estremamente articolato delle capacità produttive del territorio regionale e, in definitiva, del rapporto tra uomini e terre in Puglia negli ultimi secoli del medioevo.
Ristampa dell’edizione originale, con l’aggiunta di un Indice dei nomi e della Presentazione di Giovanni Cherubini.
A cura di Raffaele Licinio
Prodotto maturo della vigorosa capacità centralizzatrice di Federico II, ma con radici che affondano sin nell’età normanna, l’apparato burocratico periferico del regno conosce con Carlo I d’Angiò un’organizzazione ancor più capillare, che nella continuità con la tradizione sveva presenta elementi spesso sottovalutati di efficienza. Nella Puglia del secolo XIII, chi gestiva, e come, la fitta rete di castelli, foreste e masserie del demanio regio? Quale era la provenienza etnica e sociale dei responsabili di settori tra i più complessi e delicati della macchina burocratica, come venivano nominati, con quali compiti e con quali forme di controllo? E con quali problemi e interessi dovevano misurarsi nella pratica quotidiana? Indagando su funzioni e competenze della burocrazia periferica, il volume intende verificare la natura e l’ampiezza delle contraddizioni e dei conflitti nella gestione del territorio, fornendo anche, con l’esame di una poco nota ma significativa emergenza monumentale di Capitanata, un ulteriore contributo alla lettura multidisciplinare delle sue strutture.
Con questo lavoro l’Autore indaga sulla presenza dell’Ordine templare in Puglia seguendo un percorso rigidamente scientifico con l’utilizzo di fonti e documenti attendibili. Ne scaturisce uno studio solido e ben strutturato, fondato su una bibliografia ragionata e su grande cautela nella discussione di fonti e problemi. Presentazione di Francesco Violante.
Quando e perché è stato costruito Castel del Monte? Perché su quella collina? Era davvero privo di difese? È vero che esisteva già in età normanna, prima ancora che Federico II nascesse? Questioni e domande aperte su cui ridiscutere documenti alla mano, non misteri o enigmi da svelare. Questo libro non ha l’ambizione di proporsi come “manuale di resistenza” contro le mirabolanti invenzioni della divulgazione magico-esoterica e del Medioevo neotemplare, con i loro illusori richiami alla piramide di Cheope, ai percorsi iniziatici, al santo Graal. Più semplicemente, indicati i limiti di teorie incongrue e improbabili, esso vuole recuperare l’originaria identità di Castel del Monte: un castello medievale dalle funzioni polivalenti, un maniero, da leggere all’interno dell’organico sistema castellare realizzato dallo svevo per governare il territorio, e da analizzare nei rapporti comunicazionali con i principali castelli della zona, Barletta, Canosa, Trani, ma anche Andria, Ruvo, Corato, Terlizzi, Bari, Gravina, il Garagnone.
Analizzando le strategie aziendali in atto, i rapporti esistenti tra le imprese e l'ambiente sterno, la ricerca mostra come l'A.S.I. di Bari non possa essere definita un'area-sistema e che in essa sono in atto processi molto differenziati, influenzati più che dal tipo di proprietà dalle strutture interne: per le imprese-impianto la sopravvivenza è spesso l'unica strategia possibile, per le imprese-sistema è invece più facile produrre innovazione e sviluppo.
Dall'analisi di un polo industriale viene dunque una conferma che la crescita dei processi di industrializzazione non può solo fondarsi sui “trapianti” ma ha bisogno di una estesa divisione del lavoro tra le imprese e della creazione di sinergie tra queste e l'ambiente esterno.
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